Si toglie gli occhiali.
Li guarda in controluce; li spolvera.
Li infila di nuovo, tossisce.
Poggia le mani sulla tastiera a mo' di pianista.
Le luccicano gli occhi.
Scrive.
Erano mesi che le sue dita non pestavano sui tasti, eppure fu come se non avesse mai smesso.
Le parole fluivano veloci, i pensieri si incantevano l'uno con l'altro, sciogliendosi e riallacciandosi in frasi, discorsi, poesie.
I personaggi le sussurrano all'orecchio ciò che deve scrivere e lei, semplicemente, obbedisce.
Mette per iscritto la vita di creature che ha partorito lei, la sua mente, la sua fantasia.
Ed è bellissimo.